Château Noir Dal 1887 al 1902, Cézanne affittò una stanzetta in questo misterioso “Castello nero” che un tempo voleva comprare. Non ci viveva, ma vi teneva il suo materiale per dipingere. Stranamente, egli amava quest’edificio sinistro dall’architettura gotica. Anche dopo esser stato costretto ad abbandonare il castello, continuò a tornarvi per dipingerlo fino al 1906. Eseguì quattro pitture a olio da questo stesso punto di vista e altre ancora collocandosi in punti diversi. Quadri cupi e inquietanti per lo più, che esprimono la sua percezione del proprio paese: “C’è una tristezza della Provenza di cui nessuno ha detto”, scrive al suo amico Joachim Gasquet. Dissimulato dietro una fitta vegetazione fatta di rami intrecciati, il “Castello Nero” appare inaccessibile e minaccioso. È abitato? Si nasconde qualcuno dietro queste finestre a ogiva? I toni ocra dell’edificio contrastano con l’ampia e sublime tavolozza dei blu, dei verdi e dei viola del cielo e degli alberi. Il colore è stato applicato a sottili strati sovrapposti che danno un effetto di rilievo. L’opera, come spesso accade in Cézanne, fu di lunga esecuzione. I cubisti, Picasso per primo, ammirarono questo quadro di stupefacente modernità. Monet, che possedeva un’altra versione de “Château Noir”, la mostrò a un amico dicendogli semplicemente: “Eh sì, Cézanne è il più grande di tutti noi”.